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Passaggio al trifase: le verifiche tecniche e step fondamentali

Aggiornamento: 23 mag 2023


Il passaggio al trifase: verifiche tecniche e step fondamentali


Posso fisicamente passare al trifase? Cosa devo fare? Quali interventi deve effettuare? La sezione dei cavi è idonea?


A tutto queste domande risponderemo all’interno di questo articolo!


Eccomi tornato con il secondo appuntamento dedicato all’impianto trifase.


Nel primo episodio (che ti lascio in fondo all’articolo) abbiamo approfondito le condizioni in cui ha senso valutare il passaggio al trifase, quali possono essere pro e contro.


Oggi invece ci concentreremo sull’aspetto più tecnico.

Partiamo subito.


Il passaggio al trifase è un passaggio obbligato per coloro che decidono di ristrutturare e riqualificare casa, inutile negarlo: l’elettricità farà sempre più parte di questo mondo.

Ma quali sono le differenze tra un impianto monofase e un impianto trifase?

Monofase: 1 fase - due cavi


Trifase: 3 fasi - quattro cavi


Concentriamoci sulla potenza.


Come si ottiene la potenza? Come si genera a livello concreto la forza motrice in grado di attivare i tuoi elettrodomestici?


La potenza a livello fisico è la moltiplicazione tra corrente e voltaggio:


Ampere x Volt = Watt


Il passaggio della corrente all’interno di un cavo genera il cosiddetto effetto Joule, una dispersione sotto forma di calore. Maggiore è la corrente, maggiore è il surriscaldamento e il rischio di incendio.

Per evitare questo rischio, si va ad aumentare la sezione dei cavi.

C’è un problema però, anzi 3 problemi:


a) Un cavo più grande è più difficile da utilizzare perché occupa più spazio

b) Un cavo più grande ha più rame all’interno, quindi è più costoso

c) Un cavo non può essere ingrandito all’infinito.


Per questo motivo si è deciso dunque di utilizzare la strategia del trifase dove i cavi hanno una sezione più piccola con la presenza di una sfasatura.


Cosa sarebbe? Ora ti spiego.

La corrente viaggia negli impianti domestici con una frequenza di circa 50-60 Hertz, ovvero 50-60 impulsi al secondo.

Grazie al trifase questi impulsi possono essere alternati, possono essere appunto sfasati e in questo modo può passare molta più corrente senza generare rischi.

Guardiamo ora all’impianto domestico.


Il contatore elettrico è il nostro punto di approvvigionamento, va a conteggiare l’energia che preleviamo dalla rete elettrica. Dal contatore in poi parte l’impianto elettrico domestico di casa ed è qui che dobbiamo intervenire per l’adeguamento al trifase.

A differenza dell’aumento di potenza, che è un aumento di potenza burocratico e non va ad incidere lo schema dell’impianto elettrico domestico, qua sicuramente è necessario effettuare degli interventi e il fornitore deve verificare che ci siano le condizioni per procedere con questo passaggio.


Dal contatore sino al quadro generale bisogna fisicamente sostituire i cavi o aggiungerne altri perché avremo tre fasi più un neutro.


Il tutto varia a seconda di come è strutturata casa tua, a seconda di qual è la distanza tra contatori e quadro generale.

Ok Davide… quindi basta cambiare i cavi e sono a posto?


Ovviamente no.


Bisogna anche intervenire sul quadro elettrico di casa.


Alcuni hanno margine di manovra e si può lavorare facilmente, altri non hanno spazi per accogliere nuovi cavi e quindi in quel caso è necessario rifare il quadro elettrico.


Per rifarlo potrebbe però essere necessario aprire il muro e fare un intervento più invasivo, oltre che a mettere in campo un investimento in denaro più alto.

Ma non è finita qui: le tre fasi devono essere distribuite sull’impianto domestico.


E come si fa?

Ogni fase la porto ad un diverso magneto termico.


Ma cos’è questo magneto termico?

Un magneto termico nasce con l’obbiettivo di proteggere la linea elettrica e non è nient’altro che un sezionatore che va a spegnere la linea se arriva troppa corrente.

Se viene assorbita troppa energia il magneto termico salta perché ha sentito passare per l’impianto elettrico di casa ttroppa energia rispetto al suo limite.


Dal generale quindi partono tre fasi che vengono distribuite su 3 magneto termici differenziali.


È obbligatorio?

Beh… in linea teorica potresti usare una sola fase, ma la normativa prevede che non ci deve essere uno sbalzo di oltre i 6 kW da una fase all’altra.


Non è strettamente necessario rifasare tutta casa, ma in ogni caso è meglio bilanciare le tre fasi così da non sovraccaricare troppo una singola fase.

Bilanciare infatti è utile per tre diversi motivi:

  1. I cavi dovendo sopportare una corrente minore hanno una sezione più piccola quindi costano meno.

  2. Vado ad avere dei sezionatori, dei magneto termici più piccoli e che costano meno.

  3. Con correnti minori ho meno dispersioni

Quando vai a mettere mano all’impianto elettrico è fondamentale sapere come muoverti.


Ma Davide, hai accennato alla questione costi… ma di che cifre stiamo parlando?


Beh… non posso dirti tutto oggi…


Tranquillo…ne parleremo nel prossimo episodio, per cui rimani allerta perché non puoi assolutamente perdertelo!



Se sei arrivato fino a questo punto della descrizione, vuol dire che sei seriamente interessato ad approfondire gli argomenti legati al mondo degli impianti ad energia rinnovabili.


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